''Che-i sa canna in-su bentu'' de Grassia Deledda
di Gianni Manca
ISBN: 978-88-5516-945-5
Formato: Rilegato
Genere: Saggi storici
Collana: Officina delle idee
Anno: 2021 - Mese: novembre
Pagine: 216

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Sintesi

Tradurre Grazia Deledda in nugoresu berteru: una sfida immane che Gianni Manca lancia proprio nel 150° anniversario della nascita della scrittrice di Nuoro premio Nobel per la letteratura. Tra una celebrazione e l’altra, il romanzo Canne al vento prende ora forma come Che-i sa canna in-su bentu. È forse l’opera più nota di Grazia Deledda, che parlava e amava la sua lingua materna, “su nugoresu” appunto, benché avesse scelto di scrivere in italiano con il chiaro intento di avere una platea ben più vasta di quella che poteva assicurarle la sua “piccola” Sardegna. Grazia Deledda ha sempre attinto a piene mani dal microcosmo che la circondava, dal patrimonio delle tradizioni popolari come pure dalle leggende, dai fatti e fattacci di cronaca come pure dalla lingua sarda, ricca di espressioni intraducibili che ha spesso lasciato intonse nelle sue opere. La traduzione di Manca è una trasposizione in nuorese verace. Esistono già traduzioni in sardo, sia di Canne al vento sia di altri libri. Perché allora in nugoresu berteru? «Perché dobbiamo salvare e coltivare la nostra lingua materna, che era anche la lingua materna di Grazia Deledda» risponde Manca. Ogni parola è vissuta, viene cercata, scandagliata e rivoltata; ogni frase riscritta, riadattata e limata come soltanto i migliori artigiani sanno fare.

Luciano Piras

Gianni Manca nasce a Nuoro, nel cuore della Barbagia. È legato alla sua terra da un amore incondizionato, ama appuntare in un quaderno, sin da quando era un bambino, le sue emozioni, quello che percepisce nei momenti più intimi; affida a un foglio bianco i suoi pensieri, è restio a svelarli con la voce; preferisce, infatti, che siano gli altri a scoprirli, attraverso la lettura di quanto da lui annotato.
Ad oggi ha scritto una quindicina di libri, tra cui Una penna fra le nuvole, Danza sul Pentagramma, Viaggio attraverso i pensieri, Tra le mani e le spine, Il canto della Crisalide, Una strada tra la mente e il cielo, Elegia crepuscolare e Gotas de Lluvia.
Le sue poesie vengono apprezzate e premiate in numerosi premi letterari, i suoi libri sono spesso presenti in fiere molto importanti, in città come Torino, Francoforte, Londra e New York. I suoi sono versi sciolti, liberi da regole, immediati, sorretti da una musicalità non costruita, bensì generata dal messaggio stesso, contenuto nel suo pensiero e nel pathos che lo attraversa.
Metafore, sinestesie, analogie, ossimori, consonanze, allegorie, non sono mai frutto di una scelta consapevole, bensì solo risposta alla pressione del magma incandescente di sentimenti e pensieri che gli ribolle nell’anima.
Ansioso di farsi parola, Gianni Manca è quello che scrive, non indossa maschere, non finge di possedere doti e cultura da intellettuale impegnato; è un uomo schietto che ama cantare poesia, con il desiderio e la speranza di poter contagiare la società con i suoi versi.
Collabora con la Nuova Tribuna Letteraria, una tra le più intelligenti e raffinate riviste dell’universo editoriale italiano, dedicandosi a recensire sillogi di poeti emergenti, con l’umiltà che lo contraddistingue.
Si dedica, inoltre, alla traduzione di alcuni testi di Grazia Deledda, utilizzando il linguaggio originario di questa scrittrice, che ha dato il massimo riconoscimento letterario alla Sardegna, fin d’ora la prima donna al mondo a meritare il Nobel per la letteratura.
Per metà della sua vita può dire di aver goduto il mondo, volando da un paese all’altro costantemente insoddisfatto, continuamente affamato di conoscere, saziandosi dell’umanità più profonda, fra le darsene di porti dove gli uomini più duri erano carichi di un’anima illuminante, imparando a capire, a vivere, inseguendo il suo pensiero.
Nella sua poesia cerca di cogliere le sfumature più intime della gente, si intenerisce quando parla d’amore, e si arrabbia quando pensa a quello che questo nostro mondo ci porge quasi ogni giorno in piatti carichi di tristezze, di nefandezze e d’ingiustizia.
Ha iniziato a scrivere che era poco più che un bambino, la poesia gli dava un senso di serenità, aveva circa 12 anni quando leggeva Neruda, Machado Jimenez, Prévert, Baudelaire, lo entusiasmava quella maniera di scrivere le emozioni, sognava di poterli emulare, intanto riempiva pagine di versi un po’ infantili.
A 15 anni il mare lo attirava, nonostante non lo avesse mai visto prima, così si ritrovò a navigare, conoscendo cose e posti nuovi, tutto sembrava magico e gli piaceva confrontarsi con questa realtà, che gli entrava dentro l’anima. La gente, i colori, gli odori, tutto questo era diventato parte integrante di lui.
All’inizio degli anni Settanta azzardò le prime pubblicazioni, la prima raccolta di poesie giovanili nel ‘73 e Una penna fra le nuvole nel ‘74.
Poi l’oblio, qualche decennio senza scrivere più niente, nel 2013 ci riprova ancora con una silloge che vede la luce quasi in sordina, Danza sul Pentagramma: in questo periodo la sua voglia di poesia si fa più forte e pubblica, nel 2015, Viaggio attraverso i pensieri.
Con questo libro viene segnalato al merito nel “Memorial Melania Rea” e ottiene un diploma d’onore al concorso “Versi d’Agosto”.
Così, nel 2016 pubblica Tra le mani e le spine, venendo segnalato, anche con questa silloge, con un diploma al merito. Nel 2018 rende pubblico Il canto della Crisalide, conquistando il secondo posto al “Premio Nazionale Leandro Polverini”.
Nel 2019 esce Una strada tra la mente e il cielo e nel 2021 pubblica tre libri, di cui uno di poesia, Elegia crepuscolare, con cui gli viene assegnato il primo posto al “Premio Nazionale Leandro Polverini”; nel novembre dello stesso anno pubblica un glossario di parole parlate nella lingua nuorese arcaica e la traduzione in lingua arcaica del capolavoro di Grazia Deledda Canne al vento.
Nel 2023 vede la luce La Madre di Grazia Deledda, sempre tradotta in nuorese antico, nel 2024 la traduzione di Marianna Sirca sempre di Grazia Deledda.
Quaderno di Versi Controverso è la sua ultima silloge.

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